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28 settembre 2010

Ore piccole per essere in gran forma

Ecco come si è preparato Alonso al GP: ha forzato il fuso orario e seguito una dieta sana

Singapore – Addio Cortadito, benvenuto cappuccino. Da quando è in Ferrari, Fernando ha scoperto che il nostro caffè con la schiuma è infinitamente meglio del “taglietto” – la traduzione letterale dallo spagnolo – a cui era abituato. Che poi sarebbe un macchiato un po’ lungo.

Che cosa c’entra il bar con il GP a Singapore? C’entra: perché a dispetto del fuso e della gara in notturna, quel cappuccino è l’unica dose di caffeina che Fernando si è concesso, nel week-end scorso, durante la giornata. Non che sia un fanatico della tazzina, anche quando si trova fra i suoi meridiani di nascita.
Ma qui c’era da affrontare la logica perversa di una gara impostata sugli orari europei ma accasata in Estremo Oriente. Dove ad arrivare nel paddock a mezzogiorno fai la figura dello stupido perché non c’è nemmeno un meccanico.
Una volta, quando c’erano problemi di fuso orario, i piloti arrivavano sul posto qualche giorno, anche una settimana prima. Magari approfittavano per farsi un po’ di vacanza e abituare il fisico alla variazione. Ma a Singapore si fa il contrario: ovvero, si continua esattamente a vivere come se si fosse a Maranello o a Oviedo, forzando l’ambiente circostante invece che le proprie abitudini.
Per cui Fernando è arrivato a Singapore non prima di Mercoledì pomeriggio, un po’ raffreddato per via dell’aria condizionata in aereo. E si è comportato come se fosse ancora mattino. Così gli altri clienti dell’hotel Ritz Carlton, quando andavano a pranzo, si trovavano davanti lo spettacolo inconsueto di un tizio che faceva colazione. Con il cappuccino appunto. All’una del pomeriggio, Fernando non si era necessariamente appena svegliato. Ma la sua tabella di marcia gli imponeva di trascorrere almeno una decina di ore in camera, andando a dormire verso le tre del mattino e tirandosi su dal letto non prima di mezzogiorno.
L’attività fisica, nei giorni del Gran Premio, è sempre abbastanza ridotta. I piloti non passano le ore in palestra o in bicicletta come nelle settimane fra le corse. Nel caso di Fernando, poi, i mesi veramente duri sono stati quelli invernali. Anche prima delle ultime gare si era allenato con ciclisti professionisti (nonché amici). Ma a Singapore il fisico andava curato in maniera diversa.
A iniziare dalla colazione-pranzo del mattino. Un po’ alla volta, Alonso si è convinto a rinunciare alla pile di biscotti che divora con gioia incolpevole. Li ha sostituiti, in parte, con la frutta e con i succhi. Ma in generale ha ridotto drasticamente l’assunzione di cibi. Quando, Sabato, ha fatto tremare le tribune con la seconda pole position consecutiva, era praticamente a stomaco vuoto da quel famoso cappuccino con frutta di dieci ore prima.
I suoi pasti, anche quelli “principali”, sono molto ridotti e tutti bilanciati. Carboidrati, proteine, vitamine, nelle proporzioni corrette, senza gli eccessi tipici di chi deve perdere peso. Perché Nando ha una capacità fuori dal comune, una specie di telemetria interna. “Sente” anche un mezz’etto di troppo sul suo peso forma e si regola di conseguenza anche nell’assunzione dei liquidi.
Quanto alla dieta, alla pasta preferisce il riso, magari con un po’ di carne bianca e verdura. Qualche volta, ma non certo qui all’Equatore, si era fatto persino mandare qualche pietanza spagnola: le lenticchie, di cui è ghiotto, o addirittura una tortilla, le fantastiche frittate spagnole cotte al forno. Ha anche le sue passioni proibite: il tiramisù e la SpeedyPizza. Ma anche qui sa misurare se stesso con le porzioni, come misura i muretti a lato pista quando è in stato di grazia.
Correre di notte, per lui che ha una vista quasi perfetta, non è mai stato un problema. Nei giorni scorsi ha seguito i soliti accorgimenti, come le compresse al mirtillo che aiutano la capacità visiva e qualche integratore alimentare.
Quanto alla preparazione psicologica, fra battibecchi coi giornalisti per i suoi errori e autografi firmati con puntigliosa indifferenza, Fernando ha usato il solito sistema. La sua capacità di vivere su due canali e di estraniarsi completamente dal mondo esterno nei minuti necessari alla concentrazione. La pole del sabato, con una Ferrari in deciso debito di aderenza rispetto alla Red Bull, lo ha dimostrato. Alla faccia degli errori che ha fatto e continuerà a fare.

Da “Autosprint”, pagina 12 (n°39) del 28 settembre 2010

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