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27 dicembre 2011

Il piccolo aviatore, vita e voli di Gilles Villeneuve. La recensione

Per questo ultimo appuntamento con le recensioni dei libri inerenti al mondo della F1, ci affidiamo al commento di Matteo Mancini, un blogger pisano, come scrive lui stesso nella presentazione "appassionato di b-movie, narrativa e scrittura".

Con Il piccolo aviatore ha inizio la ricerca di monografie dedicate ai miei personaggi sportivi preferiti. L'obiettivo è quello di dedicare una parte della mia biblioteca ai miei modelli sportivi.
Sebbene io non sia un ferrarista, non potevo non iniziare da quello che è il mio sportivo preferito di sempre (a pari merito con Bruce Lee), un personaggio per cui stravedo: Gilles Villeneuve. Così mi sono imbattuto in questo libro firmato da Andrea Scanzi, un giornalista con la passione per lo sport in generale, ma anche per la musica e la narrativa (passioni che si evincono in modo netto anche dalla lettura di questo lavoro).

L'opera è divisa in ventisette capitoli (in onore al numero della monoposto pilotata da Villeneuve) che ci presentano Gilles a 360 gradi, dai suoi successi con le motoslitte, passando per il debutto nella Formula Atlantica per arrivare all'approdo tribolato in Formula 1 avvenuto su McLaren (perchè Gilles diceva sempre che un buon pilota non dovrebbe mai debuttare su una monoposto di secondo ordine, a costo di non debuttare mai perché la pazienza di scrutare il talento di un uomo è prerogativa di pochi eletti - Enzo Ferrari sarà uno dei pochi a farlo con Gilles, in McLaren gli preferiranno Tambay).
Scanzi ci parla del Villeneuve privato, della sua bramosia di correre anche per le strade pubbliche (distruggerà ben tre autovetture del padre), del suo amore per la velocità in ogni contesto in cui essa si potesse sviluppare (dalle auto, alle barche, fino agli elicotteri per terminare con la pazzesca sfida di velocità, vinta da Villenueve sulla pista di un aeroporto, tra la sua Ferrari e un Jet militare), dell'amore per il lusso (spendeva soldi a raffica comprando oggetti inutili e intere vagonate di riviste su motori, perché temeva che la morte lo avrebbe potuto rapire presto), dell'ossessione di perdere la vista e i capelli e infine del suo profondo attaccamento alla famiglia dalla quale si faceva seguire in ogni parte del mondo facendola alloggiare all'interno di un mega camper (era l'unico pilota a fare una cosa del genere).

Non mancano approfondimenti sulle doti caratteriali di Gilles, sul suo lato introverso, triste (anche quando vinceva era raro vederlo raggiante sul podio) e sulla sua onestà disarmante, per nulla offuscata dall'irruenza con cui attaccava in pista avversari mandandoli spesso a muro e suscitando le critiche dell'intero circus che lo bollava come "pilota pericoloso e spericolato" (sarà merito solo della caparbietà e della lungimiranza di Enzo Ferrari se Gilles non verrà licenziato dalla Ferrari).

Scanzi, da grande appassionato, non perde occasione per citare altri piloti che con Villeneuve hanno intrecciato la loro vita (ci sono capitoli dedicati a Ronnie Peterson, a Didier Pironì - e la maledizione che lo perseguitò a partire dal tradimento di Imola - ad Amon, a Purley ed altri ancora), inoltre regala aneddoti anche su personaggi eroici e fuori dagli schemi filosoficamente vicini alla figura del pilota canadese come il pugile Muhammad Alì.
Ciascun capitolo è preceduto da una citazione musicale, spesso ripresa da canzoni di Ivano Fossati, Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber o Bruce Springsteen.
Lo stile è sobrio, efficiente e scorrevole. Ne deriva una lettura spassosa per gli amanti della Formula 1 (e non solo), impreziosita da frasi storiche di Gilles e dai ricordi di chi con Villeneuve ha condiviso parte della vita.
Scanzi torna spesso sulla immaturità consapevole di Gilles nonché sui suoi eccessi studiati quasi a tavolino. Consapevole perché basata su un ragionamento filosofico piuttosto palese. Villeneuve non voleva snaturarsi era fedele a se stesso e mai avrebbe potuto modificare il proprio atteggiamento a beneficio di una condotta più conscienziosa ma al tempo stesso castrante e ipocrita; perseverava nella sua filosofia estrema distruggendo veicoli, buttando al vento punti preziosi e rinunciando alla vittoria finale pur di cercare di strapparne una parziale. Questo era il suo spirito, una spinta che lo portava sempre a pretendere il massimo e a non arrendersi mai anche quando non c'erano più le condizioni per andare avanti o quando sarebbe stato matematicamente preferibile alzare il piede dall'acceleratore. "Non mi importa niente del mondiale, a me interessa correre" era solito dire a chi gli chiedesse spiegazioni.

Questo atteggiamento venne e viene tuttora giudicato come il suo punto debole, per altro non contrastato da chi gli stava intorno, a partire da Enzo Ferrari che con lui aveva un rapporto quasi paterno (c'è un capitolo anche dedicato a questo).
Sul punto è emblematica un'intervista di Clay Regazzoni riportata all'interno del saggio: "Villeneuve era unico. Aveva potenzialità enormi. Potenzialità rimaste in parte inespresse. Ha vinto poco per quel che valeva. Avrebbe avuto bisogno di qualcuno che avesse avuto il coraggio di sgridarlo, di dirgli cosa andava fatto e cosa no. Aveva bisogno di un uomo capace di gestirgli il talento, ma a Maranello nessuno si permetteva di criticarlo. Ferrari lo viziava, gli concedeva tutto".
Pareri del genere saranno poi espressi anche per un altro immenso e sfortunato pilota che, come Villeneuve, troverà la morte in un folle e ardito sorpasso durante una gara del mondiale DTM: STEFAN BELLOF (guarda caso, pare che lo stesso Enzo Ferrari - amante dei piloti estremi alla Tazio Nuvolari - lo avesse opzionato per portarlo alla Ferrari per la stagione 1986).
Lo stesso Lauda, nello scagionare la manovra di Moss che portò al volo fatale di Villeneuve, disse: "Solo Villeneuve poteva scegliere l'azione più rischiosa, cercando di superare una macchina più lenta seguendo la traiettoria più difficile".

Sul punto potrebbe essere interessante discutere sul quesito che lo stesso autore pone a se stesso ovvero se abbia un senso esigere raziocinio da chi senza follia non potrebbe vivere. A mio avviso la risposta a tale domanda non può che essere negativa. Villeneuve, così come Bellof, correva per il gusto di divertirsi, per la necessità di superare sé stesso e di farlo in un modo personalizzato, unico, fuori completamente dagli schemi poiché solo in tal modo poteva rappresentare veramente la propria personalità (da qui le varie prodezze sempre oltre il limite immaginabile per i colleghi). Pretendere di ricondurre questi soggetti all'interno dei ranghi convenzionali significherebbe violentarli e portarli a un deterioramento delle loro prestazioni, poiché senza divertimento e senza una sfida (con se stessi), finirebbero anche i loro stimoli e la voglia di continuare a correre.
Il libro offre anche curiosità singolari come i trucchi adottati da Gilles per partire più velocemente al momento della partenza (era considerato un maestro in questo, capace di recuperare manciate di posizioni in pochissimi metri). L'aviatore infatti, prima della gara, era solito far slittare le gomme nel punto in cui sarebbe dovuto partire in modo da gommare l'asfalto e avere così maggiore aderenza. "Tutti dicono che sono un temerario, perché ancora prima della gara faccio delle prove sulla linea di partenza, sgommando e lasciando dei segni neri sull'asfalto. La credono una follia, ma è una follia molto utile" confessò una volta ridacchiando sotto i baffi.

L'opera si chiude con un Gilles Villenueve disilluso, deluso per il naufragio (dovuto al ritiro di alcuni sponsor che lo utilizzarono per ragioni speculative) del progetto di creare una scuderia tutta sua dove far correre il fratello, tradito da Pironì, in rotta con la moglie, in polemica con la Ferrari (colpevole di non averlo difeso a dovere dopo il tradimento di Imola operato da Pironi) e abbandonato quasi al suo atroce destino e a una morte che sentiva sempre più vicina: "chi ti dice che il prossimo anno io sia ancora qui?" rivelò al suo manager pochi giorni prima di morire. Presagi terrorizzanti che caratterizzeranno anche la fine di Senna (basta vederlo, spento, rassegnato, prima della partenza del gran premio - ancora una volta - di Imola).
L'epilogo del saggio però Scanzi lo dedica, con quella che in un album musicale si potrebbe definire una doverosa bonus track, al figlio Jacques Villenueve e all'impresa mai riuscita al padre: la vittoria del titolo mondiale. Un'impresa però che non darà a Jacques quell'amore incondizionato che i tifosi tributavano al padre, a quella figura triste e malinconica che gettava il cuore oltre all'ostacolo. Un uomo coraggioso capace di compiere giri su tre ruote o senza alettone anteriore, di duellare a colpi di ruote sulle fiancate dell'avversario e di compiere manovre al limite del pensabile; un pilota così folle da varcare il confine della genialità in un volo costante verso le stelle che tappezzano il firmamento.
Lettura consigliata. Voto: 7.5

di Matteo Mancini


Il piccolo aviatore, vita e voli di Gilles Villeneuve
Autore: Andrea Scanzi
Editore: Limina
Anno: 2002
Prezzo: 12.90€


21 dicembre 2011

Schumacher, la leggenda di un uomo normale. La recensione

Continua la serie positiva delle recensioni dei libri inerenti al mondo della F1: dopo Fernando Alonso ed Ayrton Senna questa settimana è il turno di Michael Schumacher. Per il pilota tedesco abbiamo voluto prendere in analisi il testo del 2005 scritto da Leo Turrini, giornalista e scrittore che negli anni ha collaborato con i maggiori quotidiani italiani tra cui Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno.

Turrini ci parla della vita di Michael Schumacher, dalla vita del campione sulle piste di tutto il mondo alla sua assoluta normalità da cittadino qualunque.
Il tedesco è 7 volte campione del mondo, il pilota più titolato nella storia della Formula 1 e da circa 10 anni è al centro delle attenzioni mediatiche. Se praticamente tutti i tifosiche seguono la classe regina del Motorsport conoscono Michael Schumacher e i suoi record, Turrini vuole entrare nell'uomo chiedendosi chi è veramente Michael Schumacher e chi c'è dietro a quell'immagine di un campione che sembra invulnerabile.


Grazie alle numerose testimonianze raccolte tra i protagonisti del circo a quattro ruote, nel testo sarà possibile ripercorrere le tappe della vicenda umana e professionale del pilota tedesco dai difficili inizi, al debutto in F1 passando per la morte di Ayrton Senna e dai titoli vinti con la Benetton guidata da Flavio Briatore. Dal lavoro come lavamacchine alle ricchezze accomulate in questi anni senza dimenticare i meno fortunati (Schumacher donò anonimamente milioni di euro alle vittime dello tsunami dell'Indonesia).
Dalla rivalità con Ayrton Serena, suo idolo nell'adolescenza, ai duelli sulla pista con Hakkinen, Villeneuve, Montoya e Alonso in ultimo al terribile incidente al Gran Premio di Gran Bretagna 1999, quando rompendosi tibia e perone rischiò di vedere la sua carriera andare in frantumi fino ai 5 mondiali consecutivi vinti con la Ferrari diventando il simbolo della riscossa del Cavallino di Maranello.

E poi la parte sulla vita privata: la moglie Corinna e i figli Gina Maria e Mick che vuole tenere lontano dalle luci della ribalta e che non ha mai portato a una gara.
Ecco perché la leggenda di un uomo normale, quando deve abbassare la visiera e mettersi al volante si trasforma in un cannibale che convive nel corpo di un marito e padre di famiglia che ha difeso con ossessione, fin dall'inizio, quello che era il suo emisfero privato.

Schumacher, la leggenda di un uomo normale
Autore: Leo Turrini
Editore: Mondadori
ISBN: 9788804546603
Prezzo: 17.00 Euro

12 dicembre 2011

Senna Vive: la recensione

Dopo l'esperienza positiva con il libro Fernando Alonso, il principe di Maranello, continua la nostra serie di recensioni dei testi inerenti al mondo della F1 e dei suoi protagonisti che questa volta si occupa, di probabilmente, il miglior pilota della storia, Ayrton Senna da Silva.

Il testo che abbiamo preso in esame è Senna Vive nell'edizione del 2004 (ne era già uscita una prima stampa nel 1998) con la prefazione di Darwin Pastorin, noto giornalista italiano-brasiliano che ha anche collaborato per lo sport con Sky Italia.

Fin dalle prime pagine ci si trova riportati a capofitto all'inizio di questa stagione del 1994: un giovane Michael Schumacher letteralmente prendeva il volo rispetto ad Ayrton Senna che, con una Williams privata dei suoi punti di forza (sospensioni attive e controllo di trazione) e piena di problemi, iniziando dalla scarsa competitività per passare a una zona dell'abitacolo troppo stretta, non solo faticava a calarvisi ma più che altro soffriva proprio nella guida.
In breve tempo inizia il racconto minuto per minuto degli ultimi quattro giorni vissuti a Imola da Senna: dal tremendo incidente di Barrichello quel venerdì alla paura per la morte di Ratzenberger. Dallo schianto del compianto pilota brasiliano, la domenica, al pianto del mondo, alle polemiche fino al processo con il suo incredibile esito: tutti assolti.

Beppe Donazzan, giornalista-scrittore di Bassano del Grappa, decide di parlare prima dell'uomo che del pilota rendendoci partecipi degli amori, hobby e bisogno di religiosità di Ayrton fino a far ripartire la storia da Padova ad appena un chilometro da quello che viene descritto come «l'ultimo albergo che Senna ha visto in vita sua», da dove ha iniziato quel suo ultimo viaggio per arrivare in autodromo.

Ma perché Donazzan riprende il racconto proprio dalla cittadina del Veneto? È il 19 ottobre 2003. C'è un incontro di calcio allo stadio Plebiscito. Giocano la Nazionale Piloti e lo Star Team capitanato dal principe Alberto di Monaco: i fondi saranno devoluti in beneficenza. Settemila persone sono in attesa di un pilota. Stiamo parlando di Michael Schumacher che aveva vinto il suo sesto titolo appena una settimana prima, in Giappone.
Da quando Ayrton Senna è morto è diventato lui il punto di riferimento per i piloti della Formula 1. È una serata di applausi e di ricordi con gli amici di Ayrton: Riccardo Patrese, Giovanni Galeone, Rubens Barrichello e Felipe Massa. I due brasiliani all'epoca vestivano entrambi la tuta della Ferrari, quella tuta che Senna, come si evince dalle frasi del libro, aveva tanto desiderato.

Se Darwin Pastorin ha comparato tra somiglianze ed aneddoti Mané Garrincha, il campione brutto e povero, e Ayrton Senna, il campione bello e ricco, uniti da quell'immenso amore verso il Brasile non manca una riflessione di Giorgio Lago, scomparso nel 2005, su questi dieci anni di Formula 1 vissuti senza il campione brasiliano, colui che, citando sue testuali parole, «faceva il mestiere più antico del mondo: vivere come se tutto fosse noto ma come se, a ogni millesimo di secondo, fosse in agguato l'ignoto».

Senna Vive (2004)
Autore: Beppe Donazzan
Editore: Limina
ISBN: 9788888551586
Prezzo: 13.50€


5 dicembre 2011

Fernando Alonso, il principe di Maranello: la recensione

Oggi prende il via la nostra serie di recensioni di libri inerenti al mondo della F1 e dei suoi protagonisti, una serie (dopo il successo ottenuto con le interviste ai fan) che ci terrà compagnia fino all'ultima settimana di dicembre.

Il primo libro che abbiamo voluto prendere in esame è Fernando Alonso, il principe di Maranello, unico testo in italiano sul pilota spagnolo, scritto dal giornalista Francesco Persili.

Il libro inizia a narrare la storia del campione spagnolo, partendo da quella che è Oviedo, la sua città Natale per giungere fino al suo primo anno in Ferrari, l'ovvia conseguenza di un matrimonio del quale si parlava già da alcuni anni. L'autore decide di dipingerne un ritratto a tutto tondo, probabilmente troppo romanzato, partendo dalla Spagna paese che ha ben poca tradizione automobilistica.

Fernando è stato il terzo pilota più giovane di sempre a partecipare a un Gran Premio, il secondo pilota più giovane di tutti i tempi a vincere un Campionato del mondo: viene descritto come un predestinato per essere stato un prodotto di Flavio Briatore, come circa 10 anni prima fu Michael Schumacher.

Nel testo l'immagine di Fernando Alonso, uomo e pilota, viene idolatrata oltre l'immaginabile (e lo dico io che sono una tifosissima dello spagnolo). Si prende spunto dal fumetto che gli è stato dedicato in terra spagnola e l'autore del libro lo dipinge come un eroe immortale attraverso l'utilizzo di un linguaggio che ricorda Giorgio Terruzzi, giornalista di Mediaset.

I parecchi errori riscontrati nel testo non aiutano di certo il lettore estraneo che magari, pur non essendo tifoso di Alonso, vuole scoprire e conoscere meglio il personaggio. L'errore più grave è quello che riporta la vittoria del suo titolo 2006 al GP del Giappone. Per la cronaca, nonostante in quella gara Schumacher, unico avversario in lotta per l'iride contro il pilota spagnolo, fuse il motore Fernando si aggiudicò matematicamente il campionato al GP del Brasile.

Fernando Alonso, il principe di Maranello (2010)
Autore: Persili Francesco
Editore: Limina
ISBN: 886041069X 9788860410696
Prezzo: 19.90€


28 settembre 2011

La formula 1 dietro le quinte-la donna dai box: la presentazione del libro di Claudia Peroni a Sanremo

Il 7 ottobre alle 18.30 al Morgana Victory Bay di Sanremo, Claudia Peroni presenta il suo libro intitolato La formula 1 dietro le quinte-la donna dai box.

Uno dei volti femminili del mondo dei motori nella tv italiana, è nativa di Trento ma sanremese di adozione. Proprio nella città dei fiori ha imparato ad amare i motori fin da quando da ragazza seguiva il mondiale di rally.
Dopo una parentesi di dieci anni in cui la Peroni è stata proprio pilota di vetture rallystiche, è iniziata la sua esperienza televisiva nella redazione di Grand Prix su Italia Uno, realizzando numerosissimi servizi riguardanti il mondo dei motori.

Il volume che presenterà al pubblico ripercorre oltre vent’anni dei più significativi accadimenti e dei più affascinanti personaggi di questo universo attraverso le immagini di Ercole Colombo ed al coordinamento dei testi di Roberto Gurian.
C’è spazio per una sezione dedicata alle donne (mogli, compagne e fidanzate dei piloti del circus), agli amori più belli e significativi (pensiamo a Michael Schumacher e alla moglie Corinna, o a Fernando Alonso e la moglie Raquel del Rosario), alla scaramanzie, ai tifosi, a siparietti di vario tipo e non manca un capitolo dedicato alla Briatore story, uno dei personaggi più significativi della Formula Uno negli ultimi vent’anni.

Se vuoi leggere la nostra intervista a Ercole Colombo clicca qui.


La formula 1 dietro le quinte-la donna dai box
di Claudia Peroni
Edit Vallardi (2011)
240 pagine
Prezzo: 19.00€
Isbn: 9788895684413

2 settembre 2011

ImolAyrton, un uomo in pole: recensione

Titolo del Libro: ImolAyrton. Un uomo in pole
Autore: Leopoldo Canetoli
Editore: Litografica Faenza Group
Data di Pubblicazione: aprile 2004
Prezzo: 14 €
Genere: Sport

In questo libro a livello di contenuti non c'è molto da recensire. Si tratta di una serie di bellissime immagini del Senna pubblico e privato, generosamente donate dalla Ayrton Senna Foundation.

La singolarità di questo testo fotografico è che nella pagina di ogni immagine, è stato posto un messaggio (quasi tutti davvero commoventi) lasciato dai suoi tifosi o semplici amanti della Formula 1.

Il libro, ha visto la luce nel 2004, dieci anni dopo la scomparsa del pilota brasiliano.
Dieci anni che sono volati, tanto che a distanza di quasi vent'anni ci è ancora chiara la figura del campione e dell'uomo, dieci anni che non hanno minimamente offuscato un ricordo, il ricordo degli altri dieci anni precedenti che Ayrton aveva vissuto, da dominatore, sul circuito del Santerno.

L'Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola in collaborazione con la Ayrton Senna Foundation ha pubblicato questo libro fotografico per ricordare il grande campione brasiliano.
Parte dei proventi della vendita di questo volume sono destinati alla Senna Foundation impegnata, oggi più che mai, nell'aiuto dei bambini brasiliani.

Clicca qui per acquistare il libro.

17 agosto 2011

Senna e il Diluvio. Ricordando Ayrton 10 anni dopo - recensione

Titolo: Senna e il diluvio, ricordando Ayrton 10 anni dopo
Autori
: Evangelisti Marco, Solms Fulvio
Editore: La Campanella
Data di Pubblicazione: 2004
ISBN: 8888519149
Pagine: 118

Come primo libro della serie ho deciso di proporvi Senna e il Diluvio. Ricordando Ayrton 10 anni dopo.
È un testo che ha già qualche anno, ma che ogni volta che leggo mi trasmette sempre nuove emozioni e ha una particolarità: in prima pagina, gli autori hanno pensato a cosa potesse aver pensato lo stesso Senna nel momento della morte e la pietra che lentamente avremmo scoperto verso la fine, invece, è subito messa in primo piano come scrivono Evangelisti e Solms «è meglio togliersi subito il pensiero».

Nessuno o probabilmente pochissimi di voi, avranno dimenticato la tragica domenica del 1° maggio 1994, quando Ayrton Senna, l'indimenticato pilota brasiliano, morì in occasione del Gran Premio di San Marino schiantandosi nella curva del Tamburello.
Come vi avevo detto in precedenza, gli autori di questo libro hanno deciso di inserire tra le primissime pagine, un monologo immaginario di Senna al momento della morte.
Rispetto a tutti gli altri libri, che seguono gli eventi in maniera rigidamente cronologica ho apprezzato questo fatto distinguente perché è un po' come voler far capire il personaggio levandosi il peso della fine angosciosa.

A differenza di come potrebbero pensare in molti (anche io pensai ciò quando lo comprai) il libro non inizia veramente dal weekend di Imola per arrivare a quando Ayrton era un bambino, ma dopo le prime due pagine inizia linearmente dal momento dell'infanzia.

Dai kart alla scuola. Dalla rivalità con Prost fino a quella con Schumacher. Un Senna denudato, dalla più tenera età fino alla ricostruzione degli avvimenti di quel tragico fine settimana di Imola non solo attraverso la persona di Ayrton ma anche tra numeri e vittorie, parole e interviste.

E non scrivo interviste a caso, perché proprio nelle pagine finali viene riportata quasi in esteso l'ultima intervista che Senna fece ai giornalisti italiani, accalcati nel suo retrobox della Williams, venerdì 29 aprile poco dopo le 15.00, un Ayrton, uomo, sconvolto dall'incidente dell'amico Barrichello.

Per voi pubblicherò una piccola parte del libro che mi ha colpito maggiormente:
"La pioggia lava, purifica e dice sempre la verità. Sulla pista bagnata e in condizioni proibitive, quando le gomme sparano in aria decine di litri d'acqua nebulizzata ponendo il pilota di fronte a un'impenetrabile cortina grigia, solo il fuoriclasse riesce a dimostrare quanto alta sia la sua sensibilità nella guida, e quanto infinitesimali i tempi di reazione. Ayrton Senna in questo non era semplicemente bravo, ma esemplare. Non a caso a battezzarlo come campione emergente fu il diluvio materializzatosi nel Gran Premio di Montecarlo del 1984.
Lui, affacciatosi in Formula 1 appena tre mesi prima, contro Alain Prost, non ancora il senatore che avrebbe avuto per nemico giurato, ma comunque già affermato, nonostante non avesse ancora vinto nemmeno il primo dei suoi quattro titoli mondiali.
Di più: Prost, sulla macchina del momento, la McLaren-Porsche turno, e Ayrton sulla Toleman, macchina di serie B che un mese prima a Imola aveva addirittura fallito la qualificazione
".
da Senna e il diluvio. Ricordando Ayrton 10 anni dopo (Senna e la Pioggia-pag 113)

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