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4 aprile 2011

[Le riflessioni] Conta di più la macchina o il pilota?


Conta di più la macchina o il pilota? Una domanda che piega al suo dovere il mondo dei motori in generale... una domanda che ormai ha turbato i sogni di generazioni di appassionati.
E' inutile negarlo, ma i campioni del passato o del presente come Lauda, Prost, Senna, Schumacher, senza le fantastiche vetture quali le Ferrari, le McLaren o le Benetton vincenti non sarebbero diventati le leggende che tutti conosciamo e aduliamo; viceversa, grandi scuderie con piloti mediocri, di certo non avrebbero raggiunto grandi risultati.
Un fatto evidente, ma a onor di scienza non dimostrabile.
Chi vince in Formula 1 non è sempre il migliore e chi finisce nelle retrovie non è per forza un pilota di serie B.
Questo sport, come tutti gli altri a motore, non è assolutamente una disciplina equa, anzi e fin troppo spesso coloro che vincono i Gran Premi o che lottano ai vertici per la conquista del titolo iridato, sono artefici di prestazioni inferiori a quelle di colleghi che lottano nella "bagarre" al centro del gruppo o nelle retrovie, i quali non vengono minimamente considerati.
Qualunque sia il tuo nome, se la macchina non va, non va, punto.
Certo, è indubbio che ci siano piloti che meglio di altri hanno saputo far crescere il mezzo, ma se lo avessero lasciato come lo hanno trovato, non sarebbero andati molto lontano.
Poniamo il caso di Schumacher ad esempio: è prima di tutto un grande collaudatore e ha aiutato la Ferrari a crescere portandola sulla giusta strada e lo stesso dicasi per molti altri piloti di Formula 1 o del motociclismo, o qualunque altra categoria che prevede uno sviluppo del mezzo da corsa. Lo sviluppo, porta indiscutibilmente crescita sia da parte dell’auto sia da parte del pilota e insieme potrebbero percorrere la scia del successo.
Inizialmente conta molto di più la vettura e, piloti meno esperti che si presentano con buone auto di base, hanno indubbiamente la strada più spianata.
Facciamoci una domanda: se Hamilton nel 2007 avesse debuttato ad esempio con la Force India, sarebbe il Lewis Hamilton campione del mondo 2008 che tutti conosciamo? Sicuramente no!
Come se Adrian Sutil (che per quanto mi riguarda è un ottimo pilota) avesse debuttato sulla McLaren, sicuramente non sarebbe dove si trova attualmente.
Ma facciamo un altro paio di esempi. 2009: Jenson Button, costante pilota ma dall'abilità e talento minore a quello dei vari Hamilton, Alonso, Vettel e cosa accade? Grazie a una BrawnGP che più che vettura di F1 assomigliava a un'astronave, vince il titolo iridato, con i migliori piloti costretti a remare nelle retrovie e, a volte, a collezionare brutte figure.
E Sebastian Vettel... indubbio talento e ce ne eravamo già accorti nel 2008 quando guidava su una Toro Rosso, ma poniamo il caso del GP d'Australia di quest'anno. E' stato il dominatore assoluto della gara anche grazie alla Red Bull progettata dal geniale Adrian Newey perchè tutti abbiamo la coerenza di affermare che se si fosse trovato al volante della Hispania, con ogni probabilità non si sarebbe qualificato in griglia esattamente come Liuzzi e compagno.
Come mi sento di concludere? Che in condizione di monopolio delle gomme (altro punto fondamentale per la vittoria di un team), pilota, gomme e macchina hanno la stessa percentuale di importanza nel progetto di vittoria con quell'1% di quoziente FORTUNA o IMPREVEDIBILITA'.
33% PILOTA
33% MACCHINA
33% GOMME
1% FORTUNA

A voi i vostri commenti e idee!

1 commento:

  1. Nel caso della Red Bull direi un bel 80% e' la macchina... vorrei vedere Vettel cosa fa con una Lotus...
    l'anno scorso e' stato la RIprova di come Alonso sappia tirare il meglio da una vettura inferiore, e questo gente significa essere fuoriclasse.

    RispondiElimina

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