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5 giugno 2011

Montecarlo Day 3: quando il cavaliere deve abbassare le armi

Sono le 07.00. Ci si sveglia in quella bettola di Ventimiglia. In testa penso: se ieri sono dovuta scappare via, ma oggi sono ancora qui, dev’esserci un perché.
Si torna a Montecarlo, leggermente in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Devo assolutamente beccare una persona a costo di rimanere aggrappata alle griglie davanti alla Ferrari tutto il giorno.



Arriviamo, tanti piloti sono già dentro però il paddock tace. Si fa il classico giro d’ispezione arrivando fino al motorhome Red Bull, sta volta ricordandosi di portare con sé lo zainetto-bomba della Ferrari: c’è Vettel. Sta camminando scalzo sopra la grande piattaforma.
Il cielo è grigio, c’è aria di burrasca, inizia a piovere e così scappiamo sotto i portici. Giusto i cinque minuti della pisciatina del piccione.



Il cielo inizia ad aprirsi, esce un sole caldo che ci da il colpo di grazia abrustolendoci. Torniamo nella stessa posizione: davanti alla Ferrari. Non si vede un’un emerita cippa lippa di nessuno, una mattinata trascorsa nella noia mortale se non fosse per l’arrivo e incontro con Cristina, una mia amica che arriva dalla Sicilia e che è venuta a Montecarlo per il gran premio. È col suo babbo, è da Monza 2009 che non li vedo, fa sempre piacere incontrare persone piacevoli. Lei ha un problema di fondo: tifa McLaren.
Quando arrivano le dico che sto aspettando Domenicali, che devo beccarlo ad ogni costo. “Io l’ho appena visto, ci ho anche fatto la foto assieme”- mi dice. Dove, come, quando, perché… sembravo un agente segreto e lei una terrorista. Sarebbe uscito prima o poi dal media centre della Ferrari? Speravo di si!

Ci sarebbe stata la sessione autografi per i possessori dell’abbonamento (come in ogni altro gran premio che si rispetti). C’è chi dice alle 14.00, c’è chi dice alle 15.00. Quel che è certo è che i piloti, quelli che ancora mancavano (Alonso ad esempio) sarebbero arrivati di lì a poco e che dire, avevo problemi di strabismo: tenevo d’occhio un motorhome per Domenicali, l’altro per vedere se arrivava Fernando, mal di testa, male agli occhi, una stanchezza cieca e le gambe che non mi reggevano più, ma anche questo è TIFO!

Sono le 13.30: arriva Fernando, lo chiamiamo, va dritto nel motorhome, al secondo piano sui divanetti (beato lui che era seduto). Deve uscire obbligatoriamente per la sessione autografi e così fa per le 15.00, e da qui si capisce come la sessione autografi sarebbe iniziata per le 15.30.
Se non uccide, fortifica”. C’è un caldo bestiale: il sole picchia duro. Ecco intravedersi la classica abbronzatura da muratore, le braccia sono rosso Ferrari (almeno siamo in tono). Passa Garcia, lo chiamo, mi dice “Hola” (ho pensato -hola- sta m….), gli ricordo la maglietta.



Il giorno prima mi sembrava di avere tutto nelle mani, non si canta mai prima di tagliare il traguardo, ma mi sembrava di essere un bel pezzo avanti: oggi non ho più certezze.
Ieri sentivo tutto in mano, oggi mi sento vuota anche dentro: la possibilità di tornare a casa con un inglorioso successo c’era tutta. Domenicali non si vedeva ed Alonso era sfuggente.
Decido di giocare la mia ultima carta, almeno per la maglietta di Fernando o della Ferrari da mettere in sede. Nel momento della sessione autografi, Fernando è andato là con la sua addetta stampa.
Fuori dai motorhome della Ferrari passeggia un quasi desolato Edoardo Bendinelli, per chi si fosse perso la puntata precedente, ripeto, suo fisioterapista e suo cognato.

Con gentilezza lo chiamo viene subito. Gli spiego che abbiamo fatto un fan club su Fernando in Italia, che abbiamo la sede a Genova che il giorno prima avevamo chiesto ad Alonso se aveva qualcosa di suo/della Ferrari da poterci dare, autografato, per appenderlo in sede. Lui mi dice che è una bellissima cosa e che è un problema una maglietta perché quando vanno in trasferta portano le cose contate, se ci andrebbe bene un berrettinoCERTO (io sinceramente non ci avevo pensato)! Mi dice che ci avrebbe pensato lui! Se mai Bendinelli leggerà ciò voglio lasciare scritto un semplice ma esplicativo: GRAZIE DI TUTTO EDOARDO!

Quando Fernando torna dalla sessione autografi non ci sbracciamo nemmeno più per chiamarlo e per ricordargli quel qualcosa (almeno io e Francesca), sappiamo che le nostre parole sono state affidate alla persona giusta e so che prima o poi, uscirà lo stesso Bendinelli con quel berrettino.
Dopo circa 30 minuti ecco che esce Fernando. Il mio pensiero è “chissà dove andrà?”…
Perché si dirige verso di noi?! O_____O

Ha il berrettino in mano, me lo da, gli dico grazie. Ero lì, immobilizzata, mai avrei pensato, con tutti gli impegni che ha, che sarebbe venuto lui in persona. Non gli ho scattato nemmeno una foto e ricordo poco e niente, mi ha spiazzato, preso in contropiede.
Francesca, solamente dopo, mi dice: “lui ha detto, -allora vado?- e io gli faccio -si, grazie-”. Da mangiarsi le mani, era senza occhiali, era anche il momento buono per fargli una foto magari col berrettino e invece nulla…
È stato gentilissimo, non avevo dubbi, ma questa incursione mirata non ci se la aspettava minimamente.



E che dire, abbiamo pure rischiato il linciaggio comune! Ci saranno state 40 persone fuori dalle reti, esattamente come noi. Dopo si andava sventolando che Alonso si trovava non nel motorhome della Ferrari, ma all’interno del media centre della FIA, questo esce e ci da il berrettino. Progettata? No, mica!

Appena Fernando rientra, ci sentiamo osservate da 80 occhi: noi ci trovavamo sul lato sinistro, voltiamo lo sguardo a destra: CIAO!
Era difficile rimanere impassibili quando ti vedevi osservato da gente che avrebbe desiderato la tua morte in quel momento solo per portarti via il berrettino. Restiamo lì!
Quando esce Edoardo lo ringraziamo: lui è gentile, sorride e Francesca ne approfitta per dargli una foto di Fernando se gliela può far autografare.
Nel contempo aspetto sempre e solo Domenicali che non appare da nessuna parte, ha perfino pranzato all’interno del media centre della Ferrari. Dopo un po’ torna indietro anche la foto di Francesca, portata da Bendinelli sta volta.
E non manca nemmeno il tempo per disturbare giusto un poco il povero Felipe!



L’attesa è snervante e ti logora dentro ma è arrivato il momento per il cavaliere di abbassare le armi. Ho perso. Da questa avventura si esce sconfitti a metà: testa alta ma occhi che guardano verso il basso. Io ho fatto il mio massimo: ho sostato per un giorno intero lì davanti e probabilmente la buona stella, quel venerdì, non era con me!
Ma ho ancora un jolly: quel bigliettino da visita, ricevuto nel 2006, e mai utilizzato… credo sia arrivato il momento.

Le emozioni che ho provato a Montecarlo sono indecifrabili! È un’esperienza che ho intenzione di riprovare nel 2012 e forse, probabilmente, spero, con la stessa compagnia.


4 commenti:

  1. che esperienza fantastica! :D e poi la cosa che mi colpisce di più leggendo è che... è bello vedere che persone che lavorano in un mondo così frenetico siano comunque così disponibili!! :D

    ps. ahahah, avrei voluto vedere la faccia di ettore giovannelli "sorpreso di essere salutato" XD

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  2. E non solo quella di Giovanelli! Te l'assicuro!! XD

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  3. Devi essere veramente fiera di ciò che hai fatto.complimenti!!!!

    RispondiElimina

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