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19 agosto 2011

Intervista a Ercole Colombo il fotografo della Formula 1

Ercole Colombo è uno dei fotografi più apprezzati della Formula 1. Brianzolo, dall'inizio degli anni Settanta gira il mondo seguendo il circus iridato, catturando col suo occhio elettronico la vita del paddock.
In vista del Gran Premio d'Italia 2011 che si terrà dal 9 all'11 settembre a Monza - mentecale.it lo ha intervistato, ascoltando i racconti di una vita tra motorhome, piloti e altissima velocità.

Prima di essere l'occhio della Formula 1, Colombo è un appassionato del mondo dei motori, un amore ereditato dal padre che, all'età di sei anni, lo portava all'autodromo di Monza per vedere i Gran Premi.

Tifosissimo Ferrari fin da piccolissimo, ha nel cuore Jim Clark, pilota britannico che ha corso per la scuderia Lotus dal '60 al '68, sbaragliando la concorrenza: «Per me è stato un pilota grandioso - spiega Colombo - I suoi numeri fanno impressione: ha disputato settantadue gare, ne ha vinte venticinque, è stato più o meno trenta volte in prima fila e ha conquistato due mondiali. Ha perso il terzo solo perché rimase senza benzina a Monza, altrimenti avrebbe fatto suo anche quello. Era il più forte e se nel 1968 non fosse morto durante una gara di Formula 2 in Germania avrebbe continuato a vincere».

Colombo ce l'ha fatta, ha unito due interessi, obiettivo e motori, trasformandole nel suo pane. «È un lavoro che ti porta in giro per il mondo per circa ottanta giorni l'anno - ricorda, spazzando le illusioni di chi si ferma alle luci della ribalta - La tua giornata dura dodici ore e inizia nel momento preciso in cui arrivi nel paddock: bisogna muoversi non solo sulla pista, ma anche nei box, tra i motorhome, alla costante ricerca di qualcosa di interessante da fotografare».

Come reggere certi ritmi? «La passione. Provo tanta meraviglia nel vedere correre Alonso oggi, quanta ne provavo quando ero un bambino e guardavo i vari Ascari o Fangio», una ricetta che pare sempre valida.

Autore di una trentina di testi fotografici, Ercole Colombo ha ideato - su invito di Zoom Magazine - I love Ferrari (Vianello, 2008, pagg.192, 70 Eu). Tributo alla scuderia italiana realizzato in collaborazione con Pino Allievi, penna storica della Gazzetta dello Sport e curatore dei testi: «Ho pensato di fare un omaggio alle macchine, a Enzo Ferrari, alla Ferrari, ai suoi piloti e agli uomini che hanno contribuito a farla diventare e restare grande» - spiega - «Tra le mie tante foto ne ho scelte una serie con le quali spero di aver rappresentato il mio affetto per questa squadra».

Gli occhi di Colombo hanno raccontato gli ultimi quarant'anni di Formula 1, impossibile non registrare gli abissali cambiamenti: «Una volta il circus era l'espressione di una tecnologia che rispecchiava quella dell'auto di tutti i giorni» - precisa -. «Al giorno d'oggi, possiamo dire che la Formula 1 ha superato la tecnologia stessa. È quasi tutto elettronico, partendo dal cambio - che ora si trova sul volante - per giungere fino al comando che aziona l'ala mobile posteriore».

Ed è cambiata, soprattutto, l'atmosfera dei box, impetrabili non solo al pubblico, ma spesso anche per chi nei paddock ci lavora. La bravura del fotografo si nasconde quindi tra paraventi, teloni, tecnici e meccanici che si posizionano davanti alle monoposto nei punti chiave, per celare le diavolerie studiate da ingegneri e progettisti.

In mondiali serrati dove le prestazioni dei piloti paiono equivalenti e la vittoria si gioca davvero sul filo dei decimi o dei millesimi di secondo, la migliore prestazione in pista è frutto dal lavoro che si svolge in fabbrica.
«C'è molto più controllo, mantenere nascosti i segreti può valere un mondiale - Colombo ci aiuta a capire con un aneddoto: «Gli appassionati ricorderanno del titolo vinto nel 2009 da Jenson Button sulla BrawnGp. Ross Brawn (ndr. ex direttore tecnico Ferrari, oggi direttore sportivo Mercedes GP) studiò il famoso buco sotto il fondo della monoposto, dando un'interpretazione singolare al regolamento che a nessun altro collega venne in mente. Quando la Federazione disse che il condotto era regolare, tutti lo copiarono, ma ormai era troppo tardi. La BrawnGp aveva già vinto le prime sei gare e grazie a questo risultato aveva anche ipotecato il proprio mondiale» Anche lontani dai box, in F1 è sempre questione di tempismo.

La velocità - tecnica o - è una costante in Formula 1, quando più aumenta la potenza dei mezzi, tanto cresce il rischio. Così la FIA - Federazione Internazionale dell'Automobile ha fatto molto per migliorare la sicurezza in pista, imponendo regolamenti più severi, specialmente dopo le tragiche morti di Senna e Ratzenberger dell'Annus Horribilis 1994.
Di pari passo, l'avvento del digitale ha cambiato i ritmi di lavoro dei professionisti dell'obiettivo, come Ercole Colombo.

«La nuova tecnologia - ci spiega il fotografo lombardo - «aiuta soprattutto quelli che hanno basi di fotografia poco solide. Il digitale ha comunque dato una mano a tutti. Guardando le foto scattate, uno del mestiere può capire se ha commesso degli errori e sa come correggerli, anche se il bravo fotografo è alla costante ricerca dell'immagine perfetta: chi è veramente capace emerge sempre». Come nell'automobilismo, aggiungiamo noi, che non ci lasciamo sfuggire l'occasione per chiedergli chi fra i piloti della griglia di partenza sia il suo preferito.

Il mago dell'obiettivo non si tira indietro: «Alonso mi ricorda Prost: ha talento, usa la testa e sa mantenere i rapporti con la squadra. È un pilota davvero completo», ma c'è spazio anche per un pilota che non rappresenti il cavallino rampante: «Dal punto di vista della guida pura ammiro molto Hamilton, già da quando era in Gp2: è un funambolo del volante che mi ricorda altri piloti del passato».

Per vedere la galleria di foto del libro I love Ferrari clicca qui!


di Eleonora Ottonello

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