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4 luglio 2011

La F1 è questione di numeri?

La seconda metà dell’anno inizia con una serie di tre Gran Premi da disputarsi in quattro settimane. Fra due giorni la Scuderia Ferrari Marlboro partirà alla volta dell’Inghilterra dove, sul rinnovato circuito di Silverstone si svolgerà il Gran Premio di Gran Bretagna. Poi toccherà al Nürburgring e a Budapest prima della pausa estiva.

E’ quindi ormai possibile fare un primo bilancio e abbiamo confrontato l’andamento di questa stagione con quella precedente: giocando con i numeri emergono delle curiosità interessanti. Innanzitutto, una premessa metodologica: abbiamo messo a confronto il rendimento dei primi sei piloti della classifica attuale e delle prime tre squadre nelle stesse otto gare disputate nel 2011 e nel 2010, lasciando quindi fuori il Gran Premio del Bahrain, che aprì la stagione scorsa con una fantastica doppietta Ferrari.

Ovviamente, il dato più eclatante è la differenza di rendimento di Sebastian Vettel, che l’anno scorso aveva conquistato 103 punti e ora è già a quota 186 ma pochi si aspetterebbero di scoprire che Fernando Alonso è il secondo in termini di progresso rispetto alla stagione precedente (+16, da 71 a 87), seguito da Mark Webber (+10, da 99 a 109).
In deficit di punti ci sono gli altri tre piloti: Jenson Button (-6, da 115 a 109), Felipe Massa (-7, da 49 a 42) e Lewis Hamilton (-15, da 112 a 97).

Nella classifica a squadre Red Bull e Ferrari hanno il segno più (rispettivamente +93 e +9), McLaren il meno (-21) e in termini di piazzamenti sul podio i campioni in carica hanno un rendimento quantitativamente (+4) e qualitativamente (+2 vittorie) migliore rispetto all’anno scorso, la Ferrari è numericamente stabile (tre piazzamenti, anche i secondi posti sono saliti da uno a due) mentre la McLaren è in ritardo di tre lunghezze rispetto a se stessa, con il bottino di vittorie dimezzato.

E’ chiaro che questi paragoni sono soltanto un esercizio aritmetico e che non tengono conto dei rapporti di forza e della reale competitività delle vetture attuali però possono fornire degli spunti di riflessione: sapendo com’è andata la seconda metà del 2010 si potrebbe dire che nulla è perduto ma bisogna essere realisti e tenere i piedi per terra.

Quello che è certo è che sono dei numeri utili a mettere le cose nella giusta prospettiva.

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