Nei giorni passati, Fernando Alonso è stato sentito in esclusiva dal noto quotidiano americano The New York Times. Intervistato da Brad Spurgeon, lo spagnolo si è confidato a riguardo della stagione 2011 che lo ha visto conquistare 10 podi e una vittoria, a Silverstone, ha parlato degli avversari e di quello che è il sogno di tutti i piloti di Formula 1: guidare una Ferrari.
Qual'è la tua idea sulla competitività che la Ferrari ha mostrato in questo campionato 2011?
Rispetto all'anno passato, se guardiamo le prestazioni, abbiamo fatto un bel passo in avanti nonostante potrebbe sembrare il contrario perché abbiamo cercato di migliorare tutti i punti deboli riscontrati nella stagione del 2010.
Anche se abbiamo vinto una sola gara, in ogni corsa abbiamo sempre sfruttato il potenziale della macchina al 100% e per questo particolare sono piuttosto felice.
Non avevamo la vettura più competitiva del lotto e siamo arrivati terzi in campionato, ma sono molto più soddisfatto quest'anno rispetto al 2010.
Abbiamo migliorato nelle aree che desideravamo: siamo migliorati nei pit-stop e anche le partenze. Abbiamo migliorato le strategie e la nostra lucidità nella gestione della gara. Parlando per me l'anno scorso ho commesso due errori grossi: la partenza anticipata in Cina e l'incidente delle libere di Monaco. È vero, i piloti fanno spesso degli errori ma quest'anno ho voluto fare in modo di migliorare la mia prestazione evitando certi sbagli. Ho fatto qualche errorino ma cose piccole che il pubblico da casa non vede.
L'unica nostra vera problematica di quest'anno è stato l'aver trovato sulla nostra strada una grande Red Bull, praticamente imbattibile su ogni pista e un superbo Sebastian Vettel, che non ci ha permetto di lottare per il titolo.
Qual'è la tua opinione sulla Ferrari e sulla tua posizione all'interno del team?
Sono stato davvero bene in questo 2011. La Ferrari è una scuderia che ha la vittoria nel suo DNA e ogni singolo componente del team ha una vera passione per l'automobilismo e il mondo dei motori.
Vogliamo vincere, vogliamo dominare la Formula 1 e sappiamo che lavorando duramente è un obiettivo che possiamo raggiungere sempre se verranno fatti alcuni cambiamenti nei regolamenti: con gomme uguali per tutti e motori bloccati manca la creatività dei singoli e quindi è necessario riorganizzare lo staff per vincere come ha fatto la Red Bull in questi ultimi due anni.
Che cosa ti aspetti per il prossimo anno?
Vogliamo diventare campioni del mondo. Questo è l'unico obiettivo mio e della Ferrari ma per dire effettivamente se avremo le potenzialità o meno dobbiamo necessariamente attendere le prime quattro o cinque gare della stagione.
La Ferrari è la scuderia più titolata della Formula 1 e ha un gran numero di tifosi sparsi in tutto il mondo, sponsor di rilevanza internazionale la sostengono e non ci sono altri motivi per iniziare il nuovo campionato se non che quello che ci spinge a pensare di poter tornare a vincere.
Molti piloti alla scadenza del loro contratto con la Ferrari decidono di ritirarsi perché "non c'è vita dopo aver sperimentato quella della scuderia italiana". Tu che cosa pensi?
È vero, non ci sono dubbi. Quando hai sperimentato la Ferrari ogni cambio che fai rappresenta un passo indietro. Io ho vinto due titoli mondiali, 27 Gran Premi e mi piace lavorare in Ferrari: mi piace questa squadra, mi piace come si lavora. Gli italiani e gli spagnoli, la nostra cultura e il nostro senso dell'umorismo sono parecchio simili. Lavorare in Ferrari è un po' come sentirsi a casa.
Quando il mio contratto giungerà al termine, nel 2016, avrò 35 anni e forse quello sarà il momento giusto per ritirarmi, però non lo so con certezza. Se non lo sarà e avrò l'opportunità di continuare il mio rapporto lavorativo con il team del Cavallino Rampante, rinnoverò il mio contratto. L'unica cosa sulla quale non ho dubbi è che concluderò la mia carriera a Maranello.
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