La preparazione fisica dei piloti, al giorno d'oggi, è tanto importante quanto la vettura anche se non è sempre stato così.
Il dottor Riccardo Ceccarelli è stato uno dei primi medici che si sono spinti a studiare il rapporto che lega il fitness con la condizione di guida ottimale.
Ceccarelli, prima dottore della Toyota e ora in forza alla Lotus Renault GP, è stato il primo che ha effettuato una ricerca medica con l'obiettivo di sviluppare una combinazione tra forza, potenza e resistenza mentale e fisica tale da essere sopportata a velocità che si aggirano attorno ai 200 chilometri orari.
Proprio questo studio lo ha portato a fondare la Formula Medicine, il primo istituto nel mondo che si occupa della preparazione fisica e mentale dei piloti a due e quattro ruote di qualunque disciplina motoristica.
I driver che si sono sottoposti alle cure, fin dalla sua apertura, sono stati 650 da 41 nazioni differenti e in particolar modo 60 di questi provenienti dal mondo della F1: "Una persona che deve gestire una frequenza cardiaca di 180 battiti al minuto deve essere obbligatoriamente in perfette condizioni fisiche perché l'alto livello di adrenalina e lo sfrorzo fisico provocano un lavoro in quantità maggiore per il cuore e come tutti ben sappiamo un cuore sano è fondamentale per la costante fornitura di sangue a tutto il corpo", ha spiegato Ceccarelli.
Il primo pilota che ha indossato un dispositivo che registra i battiti cardiaci è stato Ivan Capelli alla fine degli anni '80. Il pilota italiano si è visto applicare il marchingegno, non certo di piccole dimensioni, alla cintura di sicurezza. Con gli anni anche questi dispositivi si sono aggiornati e con l'avanzare della tecnologia sono diventati sempre più piccoli e maneggevoli. Grazie a queste soluzioni Ceccarelli in primis, è riuscito a studiare la frequenza cardiaca di un pilota in varie condizioni: alla partenza, in frenata, in accelerazione, in curva o nei sorpassi notando come un impegno muscolare tanto intenso e specifico comporta frequenze cardiache con escursioni piuttosto ampie.
Un soggetto allenato raggiunge i 50-60 battiti al minuto e solo con l'avvicinarsi della gara le pulsazioni salgono fino a 100 a dimostrazione che la tensione emotiva incide e come sulla frequenza del nostro cuore.
Quando il pilota sale in macchina i battiti salgono a 120, per poi avere, durante il via 140-150 battiti al minuto fino a toccare i 190 in alcuni casi in cui la tensione nervosa è massima.
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